La favola delle Api, trova ancora un Alveare scontento…
Quando sfoglio un quotidiano, leggo di leggi, economia, sociale, rapporti, ma anche quando osservo questa mia tela, mi viene in mente un certo Mandeville, un medico olandese che scrisse un poema satirico L’alveare scontento, ovvero i furfanti resi onesti. Mandeville mostrò come i vizi e gli interessi generino pubbliche virtù.
Il commercio e la moneta, aggiunse Smith, promuovono ordine, buon governo, libertà e sicurezza.
Torniamo alle Api; un alveare affollato di api, che viveva nel lusso e negli agi, affermava che all’origine non vi erano altro che appetiti venali dei suoi abitanti.
Una classe agiata alla ricerca di incarichi, parcelle e non benessere dei meno fortunati. Tutto così funzionava perfettamente…Le api, si misero in testa di sovvertire il sistema; sconfessarono l’avidità, la presunzione, l’ambizione e la disonestà…Dal politico, al magistrato, all’uomo di chiesa ecc.
Il risultato ironico, è che tutto finì di funzionare. La morale del poema è che “soltanto i pazzi si sforzano di far diventare onesto un grande Alveare…”
Certo, una provocazione verso il sistema di un tempo che vive ancora e che tutti parolando vorremmo cambiare...Così i rapporti, la meritocrazia, l'essere e il nulla, però continuiamo a vantarci, a dire, a sostenere spesso l'evidenza più becera...Nessuna Morale...solo riflessione per un tempo che rincorre il nuovo Rinascimento...Forse.
