Il tempo correva l’estate, che saliva i campi di spighe e macchie rosse…
poi camminava la collina di filari verdi con punte di giallo, sostenuti da stretti tronchi nodosi, quasi faticosi dello stare all’aria di quella terra che odorava di buono…
Dalla mia quinta come fossi in teatro, le ombre nei giochi creati dal sole correvano a trovare i solchi nella terra…quasi a nascondersi e perdersi per poi ripresentarsi più avanti...
Scendeva la collina e affondava nei passi inghiottiti dalla terra appena rimossa in solchi regolari… percorsi paralleli, che millantano pensieri severi, rigidi come linee scure e pesanti che chiedono rigore, rispetto…
Un permesso di rito diventa un fatto ansioso che ad ogni passo trova l’assenza del peso e l’impronta diventa meno grave…Uno strappo…e quella casa di molti anni ci ritrova fanciulli come figli dei colori, dell’aria, delle voci, degli odori, dei sapori di un tempo…
Ginocchia al vento e le gambe sottili segnate dallo svolazzo di un calzoncino corto curioso binomio con calzini e scarpe di cuoio…
Quanta allegria, quante urla al vento di un pallone che salta, una bici che corre, una mamma che chiama e ci urla al rientro…
