C’è un modo migliore di altri per donarti un sorriso? Sì c’è: Farlo vivere, metterlo in scena a che non rimanga una quinta, farlo vedere e farlo parlare e raccontare di più.
E c’è forse un modo più rappresentativo, più simbolico, più eterno tra le parole più belle che io possa farti sentire? Si c’è: Darle vita, senso, trovare il tono e dare timbro, esporlo, assecondarlo, caricarlo di sensazione attraverso un gesto che ne rafforzi il peso, il senso, l’olfatto, l’idea compiuta di sentirne la forza e la dolcezza come fossero unica cosa.
E c’è forse un modo per dirti il mio tempo, la stanchezza, la confusione, la noia, la malinconia, la voglia di stare e non ascoltare più parola e discorsi articolati e lontani da questo mio stare, così, di tormento, alla voce, ai dubbi e ai fantasmi dai volti di età piuttosto incerti? Sì forse: la singolarità degli accadimenti, uniti mescolati, confusi, stropicciati che, ti annodano l’animo, e non c’è un’etica del viandante dove ogni cosa somiglia a una cosa. Ogni cosa somiglia a colui che la vive, la sente, la soffre, la pensa e la confronta per trovare ragione. Le ragioni a volte non sono estensibili- restano solo tue…Forse.
